sabato 26 aprile 2014

ELEZIONI EUROPEE. CONOSCERE LA LISTA "UN'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS"


INCONTRO

Mercoledì 7 Maggio - h 21.15

al CAM di Via Lessona 20

Le Elezioni Europee sembrano una cosa distante, ma in Europa si decidono le politiche di austerità: un incubo per i popoli e un paradiso per multinazionali, banchieri e speculatori. Per combattere tutto ciò è nata la lista “L’Altra Europa per Tsipras”, che ha candidato il leader di Syriza, la forza che in Grecia si è battuta fino in fondo contro il massacro sociale prodotto dall’Unione Europea e che ha oltre il 25% dei voti.


Sei invitato a discuterne con:

Matteo Pucciarelli

Giornalista del quotidiano “Repubblica”, coautore
di “Tsipras chi? Il leader greco che
vuole rifare l’Europa”, Edizioni Alegre.

Anita Giuriato

Candidata de “L’Altra Europa per Tsipras”,
Circoscrizione Nord-Ovest

Dijana Pavlovic

Candidata de “L’Altra Europa per Tsipras”,
Circoscrizione Nord-Ovest

Per costruire insieme un’altra Europa che metta al centro la redistribuzione delle ricchezze, la democrazia, e un diverso modello di sviluppo solidale e sostenibile dal punto di vista sociale ed ecologico. Per il rilancio e il potenziamento del welfare, la tutela dei beni comuni, la lotta alla corruzione e ai privilegi degli oligarchi.

L’Altra Europa con Tsipras
Comitato P.zza Prealpi - Q.to Oggiaro



Legge 515/1993 committente responsabile Massimo Torelli

JOBS ACT, MA A FAVORE DELLE BANCHE



La campagna elettorale per il Parlamento europeo è stata l'occasione per inflazionare nuovamente il termine "populismo", come accusa di facile presa, a causa dell'incertezza e ambiguità della parola. 

Per il Fondo Monetario Internazionale sono "populisti" tutti coloro che rifiutano le sue politiche economiche tendenti a creare disoccupazione, a comprimere i consumi e a privatizzare i servizi pubblici. In questo senso, una espressione che fa da sinonimo di populismo, e che risulta frequente nel lessico di fede fondomonetarista, è quello di "resistenza corporativa".

 Ma con il termine "populismo" viene spesso etichettata anche una politica tendente a screditare e delegittimare l'ordine costituzionale vigente in nome di un presunto rapporto diretto con la volontà popolare. Giocando sui due significati della parola "populismo", si può praticare un vero e proprio opportunismo acrobatico, facendo contemporaneamente il tifo per il Fondo Monetario Internazionale e per la "nostra bellissima Costituzione".
Per questo secondo significato del termine "populismo" già esisterebbe in effetti una definizione molto meno equivoca e più precisa: golpismo strisciante. Tale definizione pare però adattarsi perfettamente all'attuale esperienza di governo.
Si era detto che Bersani non poteva governare poiché non aveva ricevuto abbastanza voti; in compenso oggi governa Renzi, che di voti non ne ha avuto nessuno.
Renzi vorrebbe abolire l'attuale Senato, sempre in nome di una volontà popolare di cui lui sarebbe il depositario, in base a quelle mirabilie di attendibilità che sono i sondaggi e i post su twitter.
Il golpista ovviamente non è Renzi in persona, ma la lobby che lo controlla, e non c'è molto da indagare per scoprire quale sia.
Il "Jobs Act" del governo Renzi costituisce un buon esempio di come l'assistenzialismo a favore dei ricchi riesca a camuffarsi di intenti sociali. L'espressione “Jobs Act” è stata rubata alla propaganda di Obama, che nel 2011 spacciò come legge a favore dell'occupazione la solita fumosa serie di provvedimenti un po' patetici, che servono a nascondere il vero nocciolo della questione.
In questi "Jobs Act" l'unico aspetto apparentemente concreto, riguarda le indennità di disoccupazione che dovrebbero fare da filo conduttore tra un lavoro precario e l'altro. Si tratta della vecchia idea lanciata dalla Organizzazione Internazionale del Lavoro - una agenzia ONU - già da una decina d'anni, cioè la “flexsecurity”.
In Italia la "flexsecurity" è stata spacciata come ponzata di questo o quel giuslavorista, mentre in realtà si tratta di veline delle solite organizzazioni internazionali, a loro volta controllate dalle note lobby.
Anche Renzi ha lanciato questo sussidio di disoccupazione, con l'acronimo di Naspi, che dovrebbe sostituire la vecchia cassa integrazione in deroga, e che si spaccia come salvagente del lavoratore nel suo percorso da un'occupazione all'altra.
Le banche statunitensi sono state le prime a capire quale gigantesco business finanziario potessero costituire queste indennità di disoccupazione. Infatti vari Stati americani hanno da tempo sostituito il tradizionale assegno con delle carte di credito prepagate (carta di debito), dietro la giustificazione ufficiale che sarebbero più pratiche.
In realtà dopo un po' cominciano ad uscire i problemi, cioè le esose commissioni riscosse dalle banche su tutti i movimenti della carta di credito; ovviamente vi sono commissioni particolarmente alte sugli scoperti, ma anche il lasciare la carta inutilizzata per un po' di tempo comporta dei costi gravosi per l'utente. Il disoccupato finisce così per versare la gran parte del proprio sussidio alle banche.
Così sono i ricchi a riscuotere l'elemosina dai poveri.
Quando si parla di finanziarizzazione si pensa automaticamente alle Borse e alle grandi speculazioni sui titoli azionari e del debito pubblico.
Ma in effetti la finanziarizzazione va a coprire ogni aspetto della vita sociale, dalla sanità, alla
previdenza, ai consumi, sino allo stesso rapporto di lavoro, nel quale la continuità non è assicurata più dalla stabilità dell'occupazione, ma dalla carta di credito che segue - e munge - il lavoratore in ogni suo movimento.
Ormai è evidente da più di dieci anni che la cosiddetta "flessibilità", cioè la precarizzazione, non aumenta la produttività, ma, al contrario, tende drasticamente a diminuirla. In compenso, la precarizzazione costituisce il principale veicolo della finanziarizzazione del rapporto di lavoro.
L'impoverimento crescente del lavoratore aumenta infatti la sua dipendenza dagli strumenti finanziari. La povertà non è un malaugurato effetto collaterale, ma costituisce essa stessa un business.

lunedì 14 aprile 2014

IL CROLLO DELL'OCCUPAZIONE E LE BUGIE SUL COSTO DEL LAVORO

dati forniti dall’Istat sulla disoccupazione italiana  non stupiscono chi da tempo segue l’andamento dell’economia e del calo dell’occupazione, ma sono certamente drammatici.

In sostanza il nostro autorevole istituto ufficiale afferma che – forse – vi è qualche segnale di ripresa economica, ma per adesso è solo un fatto statistico che non incide sulla disoccupazione. Tanto che a febbraio il tasso dei senzalavoro segna un nuovo record: il  13% , mai così alto dal 1977. Oltre  3,3 milioni di persone sono in cerca di lavoro : +8 mila su mese e +272 mila su base annua. La componente giovanile è sempre altissima, ovvero è la più penalizzata dalla crisi economica e dalle politiche sbagliate attuate in Italia e in Europa. Tocca il 42,3% in lievissima diminuzione su gennaio, ma con un +3,6% su base annua. Il che traducendo dai numeri alle persone in carne, ossa e cervello significa 678mila i ragazzi tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro, con scarsissime probabilità di trovarlo, e nessuna in modo stabile, visto l’ultimo decreto Poletti.

AUSTERITA' AD OGNI COSTO: L'ITALIA TRASFORMATA IN PAESE DEL TERZO MONDO



Austerità ad ogni costo: l’Italia trasformata in Paese del Terzo MondoI dati resi noti stamani dall’Istat ci segnalano come le politiche di austerità praticate da Berlusconi, Monti e Letta stiano trasformando l’Italia in un paese del Terzo mondo.

Da un lato i consumi delle famiglie sono in costante calo (- 0,2% nel 2011, – 2,4% nel 2012, -1,6% nel 2013) e la situazione è oramai drammatica, con la povertà che dilaga e milioni di persone che non arrivano a fine mese. Occorre notare come oramai i consumi interni, se calcolati a prezzi costanti, sono inferiori a quelli del 2000. Ma questo dato non dice tutto perché dal 2000 ad oggi la popolazione italiana è cresciuta di due milioni e mezzo di persone. Il crollo dei consumi è quindi ben maggiore di quello che può apparire a prima vista guardando i dati dell’Istat: ci troviamo di fronte ad un impoverimento di massa che non ha precedenti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Come se non bastasse, per una quota significativa di famiglie, l’unica fonte di reddito certa è data dalle pensioni degli anziani che non vivono in eterno.

DENUNCIA ALLA COMMISSIONE DELLE COMUNITA' EUROPEE DEL DECRETO SUL LAVORO RENZI



COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE 

Alla attenzione del Segretario generale, Rue de la Loi, 200, B-1049 Bruxelles, Belgio

Il sottoscritto cittadino italiano Roberto Lamacchia, Presidente dell'Associazione Nazionale
Giuristi Democratici, nato a ________ il _______ e residente in _____________________ alla
Via ______________________________, con autorizzazione alla Commissione a indicare la
propria identità nei Suoi contatti con le Autorità dello Stato membro contro il quale è presentata
la denuncia e con elezione di domicilio presso lo studio degli avvocati Pier Luigi Panici e Carlo
Guglielmi in Roma, Via Germanico, 172, tel. 0039 (0)6 3722785 – 3728512, fax 0039 (0)6
37514608, e-mail panici.guglielmi@vigilio.it, pec pierluigipanici@ordineavvocatiroma.org
DENUNCIA
lo Stato italiano in persona del suo Presidente del Consiglio dei Ministri Sig. Matteo Renzi, anche
nella sua veste di rappresentante dell’organo di Governo che ha emesso “sotto la sua responsabilità
(come recita l’art. 77 della Costituzione italiana) il Decreto Legge oggetto della
presente denuncia, per
VIOLAZIONE/INADEMPIMENTO DEL DIRITTO COMUNITARIO
conseguente all’avvenuta emanazione del DECRETO-LEGGE 20 marzo 2014, n. 34 dal titolo
«Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli
adempimenti a carico delle imprese» pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 marzo 2014 e da tale
data vigente.

SOSTEGNO ALL'INIZIATIVA PROPOSTA DALL'ASSOCIAZIONE GIURISTI DEMOCRATICI DI DENUNCIA DEL DECRETO LAVORO RENZI



Rifondazione Comunista sostiene l’importante iniziativa promossa dall’Associazione Giuristi Democratici di denuncia del Decreto Lavoro Renzi, affinchè sia aperta una procedura di infrazione contro l’Italia per violazione della Direttiva Europea 70 del 1999.

La direttiva chiede infatti che i contratti a termine per essere legittimi siano “determinati da condizioni obiettive”, il che contrasta platealmente con la possibilità di stipulare contratti “acausali” cioè privi di motivazione per  3 anni anche attraverso continue proroghe di contratti brevissimi. Come è in contrasto con la normativa comunitaria la possibilità di concedere i fortissimi sgravi contributivi previsti per l’apprendistato, in assenza di ogni vincolo per la stabilizzazione degli apprendisti. La sostituzione del lavoro stabile con lavoro sottopagato e privo di ogni diritto, la generalizzazione del ricatto della precarietà, è l’obiettivo indecente del governo. Da contrastare in tutti i modi. Denunciamo tutti il governo Renzi!

CONSIGLIO COMUNALE DEL 14 APRILE 2014



Intervento ai sensi dell'art.21 della Consigliera Anita Sonego capogruppo Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra

Signor  Presidente,  come Lei ben sa, da parecchi giorni nella nostra città si  sono  verificate  e  sono  state  programmate  manifestazioni pubbliche inneggianti al fascismo e al nazismo.
Non  che  io  ritenga  prioritari  i  metodi  coercitivi  e  addirittura la reclusione  per combattere simili manifestazioni. Voglio però ricordare, ad alta  voce  in quest’aula, che rappresenta ufficialmente e legalmente tutta la nostra città, quali sono le norme relative a simili esibizioni.
Il  secondo comma dell’art. 4 della legge 645 del 1952 così come modificato dalla  legge  205  del  1993,  punisce con la reclusione da 1 a 3 anni e la multa,  oltre all’interdizione dai pubblici uffici per un periodo di 5 anni “chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche, ovvero idee o metodi razzisti”.

ORDINE DEL GIORNO DA PRESENTARE NELLE ASSEMBLEE DI FABBRICA CONTRO RIFORMA FORNERO




In preparazione del presidio di venerdi 16 maggio davanti alla sedeINPS o Prefettura per segnalare all'opinione pubblica le finalitdel movimento RSU contro la riforma Fornero. 

L’Assemblea dei lavoratori di (…..inserire nome del luogo di lavoro……), riunitasi in data………in apposita riunione convocata sulla base dell’ordine del giorno “Assemblea contro riforma pensioni Fornero”, approva il seguente documento.
Premesso che:
La legge Fornero sulle pensioni è sbagliata e dannosa per i lavoratori e per il Paese;
con l’allungamento dell’età pensionabile sta peggiorando sensibilmente le condizioni di vita e di lavoro di chi si vede costretto a permanere in attività fino ad oltre 66 anni con la prospettiva di arrivare anche a 70 anni ed oltre a causa del continuo innalzamento della soglia stabilito dal meccanismo dell’aspettativa di vita;
a causa del continuo innalzamento dell’età pensionabile ci sono lavoratori che non riescono più ad andare in pensione (anche con pericolose conseguenze in termini di salute e di sicurezza sul lavoro) e giovani disoccupati che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro facendo venir meno il necessario ricambio generazionale;

RSU CONTRO RIFORMA PENSIONI FORNERO



Il Coordinamento nazionale delle “RSU contro riforma pensioni Fornero” si è riunito a Firenze, lunedì 31 marzo 2014.

Si è discusso sulle prospettive, sul lavoro fatto,  sulle ulteriori iniziative da organizzare.
Si è pertanto deciso all’unanimità di:
-         Organizzare nei luoghi di lavoro delle RSU che hanno aderito all’iniziativa  assemblee retribuite  informative indette dalle RSU del luogo di lavoro – con titolo “assemblea contro riforma pensioni Fornero” - da tenersi possibilmente entro la fine aprile: queste assemblee servono per informare i lavoratori delle iniziative in corso e per cercare di coinvolgerli il più possibile, a partire dalla petizione popolare. In queste assemblee si dovrebbe approvare un ordine del giorno la cui bozza è allegata alla presente;
-         Di organizzare una giornata di mobilitazione, venerdì 16 maggio, tenendo presidi “rumorosi” davanti alle sedi INPS o alle Prefetture delle varie città. Sarebbe bene riuscire ad organizzare, durante la tenuta dei presidi, degli incontri col Prefetto o col Direttore dell’INPS locale per consegnargli il testo della nostra petizione. In occasione di questi presidi va prestata la massima attenzione al coinvolgimento degli organi di informazione locali (giornali, TV, radio ecc.) in modo da dare la massima visibilità alle iniziative;
-         Di tenere una assemblea nazionale il 31 maggio: per questa scadenza dobbiamo essere in grado mobilitare almeno il doppio di quanti (450 circa) hanno partecipato alla prima assemblea di Milano del 20 dicembre.

Si tratta di un programma impegnativo, ma assolutamente necessario per consentire al movimento delle RSU contro la riforma Fornero sulle pensioni un salto di qualità decisivo nelle iniziative e nella capacità di mobilitazione.


Il Coordinamento Nazionale
“RSU contro riforma pensioni Fornero”