lunedì 31 ottobre 2016

Al bando delle armi nucleari l'Italia ha votato NO



Oggi, alle 18.00 circa dell’ora di New York (le 24.00 per l’Italia), il 27 ottobre 2016,  al Palazzo di Vetro è passata la risoluzione presentata dal Messico (co-sponsor  per la redazione l'Austria, Brasile, Irlanda, la Nigeria e il Sud Africa) e da altri 57 Paesi per il bando delle armi nucleari con una Conferenza ONU da tenere nel 2017.
E’ un giorno storico per tutta l’Umanità che desta sincero stupore, oltre che gioia, negli attivisti per la pace (e per il diritto di tutti alla sopravvivenza della nostra specie e dell’ecosistema): fino a qualche anno fa, prima che prendesse il via, con Oslo nel 2013, il “percorso umanitario”, poi proseguito con Nayarit (marzo 2014) e Vienna (dicembre 2014), un risultato del genere sarebbe stato inimmaginabile, nel contesto dei negoziati internazionali prigionieri del quadro bloccato del TNP.

SI’ al bando delle armi nucleari nel 2017: un giorno storico all’ONU per il disarmo “atomico”



Oggi, alle 18.00 circa dell’ora di New York (le 24.00 per l’Italia), il 27 ottobre 2016,  al Palazzo di Vetro è passata la risoluzione presentata dal Messico (co-sponsor  per la redazione l'Austria, Brasile, Irlanda, la Nigeria e il Sud Africa) e da altri 57 Paesi per il bando delle armi nucleari con una Conferenza ONU da tenere nel 2017. 
Il risultato storico si è realizzato alla Prima Commissione, riunita nell’Aula 4: hanno votato per il SI 123 Stati, per il NO 38, e si sono astenuti in 16. Va precisato il non peso dei voti di astensione ai fini del quorum necessario dei 2/3 per la validità giuridica della decisione.   L’Italia ha votato contro!

Il Ceta va verso l'approvazione. Il 5 novembre mobilitazione in Italia #StopCETAday



Confermato il Summit UE – Canada di domenica, il CETA veleggia verso la sua approvazione. Il negoziato con la Vallonia, la regione francofona del Belgio che si è coraggiosamente opposta all’accordo, si è concluso con la scelta di accostare al testo consolidato una dichiarazione interpretativa e alcune prese di posizione messe nero su bianco da Commissione Europea e Consiglio Europeo.
La Campagna Stop TTIP conferma le mobilitazioni del 5 novembre in diverse città italiane, lanciando uno #StopCETAday con l’intento di sollevare un dibattito all’altezza nel Parlamento italiano ed europeo. Sebbene le divisioni degli ultimi giorni siano state ricomposte e il summit UE-Canada confermato, restano gravi perplessità e preoccupazioni su un trattato commerciale che non protegge i cittadini e l’ambiente.

I complici firmano la rapina sulle pensioni



Bisogna ammettere che certe idee possono venire solo se ti prendi il tempo di riflettere per bene, magari andando in crociera con i soldi dei tuoi “azionisti”, com'è “capitato” al segretario generae della Uil. Cgil-Cisl-Uil hanno firmato un accordo in cui la rapina legalizzata contro i lavoratori a un passo dalla pensione diveta legge. Ciliegina sulla torta, in qualche passo non è nemmeno indicato il “tetto” entro cui determinati passaggi diventeranno norma. Al buon cuore del governo, insomma; ma intanto si firma.
Stiamo ovviamente parlando dell'accordo governo-sindacati complici siglato ieri a Palazzo Chigi, con tg e giornali di regime pronti a cantarne le lodi. Un florielgio di menzogne propagandistiche che avrebbero imbarazzato anche i gerarchi del Minculpop fascista. Leader di questa classifica indegna, come sempre, Repubblica: Fatto l'accordo sulle pensioni. Minime più alte”, oppure “quattordicesima, aumento del 30%”.
Vediamo i punti uno per uno.

mercoledì 26 ottobre 2016

LA NOSTRA E' UNA COSTITUZIONE SOCIALE. DIFENDIAMOLA



Di Vittorio chiedeva di far entrare la Costituzione nelle fabbriche per realizzarla davvero, oggi la si estromette dal rapporto di lavoro ridotto a merce, per poi renderla vuota e inutile ovunque.

 E lo Sblocca Italia, la Buona Scuola, i tagli alla sanità che costringono milioni di poveri a non curarsi, quelli alle pensioni, le privatizzazioni non devastano ogni principio della prima parte della Costituzione? E la guerra in violazione plateale dell’articolo 11? Da tempo la politica quotidiana dei governi vìola i principi della prima parte della Carta, la controriforma della sua seconda parte istituzionalizza e rende permanente il pratico smantellamento della prima.

La nostra non è una costituzione liberale che stabilisca semplicemente le regole del gioco per l’accesso al potere politico. Quello era lo Statuto Albertino, che permise venti anni di dittatura fascista nel rispetto delle sue regole. La nostra è una costituzione democratica a forte caratterizzazione sociale, è una costituzione sociale.

PENSIONI, L'ACCORDO GOVERNO SINDACATI



In prossimità del referendum il governo ha deciso di condividere con i sindacati una decisione di spesa i cui effetti, però, sono avulsi dai nostri problemi strutturali economici e previdenziali

Si sta parlando molto del “verbale d’intesa” in materia previdenziale firmato dal governo e i sindacati, ma il suo rilievo effettivo non è tanto nei suoi contenuti – conosciuti da tempo e ancora molto incerti sulle modalità applicative – quanto nell’obiettivo politico del governo di condividere con i sindacati, in prossimità del referendum, una decisione di spesa i cui effetti, però, sono avulsi dai nostri problemi strutturali economici e previdenziali.
Per quanto riguarda la misura più attesa, l’anticipo pensionistico (APE), Il sottosegretario Nannicini, che insieme al ministro del lavoro Poletti ha condotto per il governo le trattative con il sindacato, ha chiaramente detto che il provvedimento non altera la logica della riforma Fornero i cui effetti deleteri economici, finanziari e politici sono stati già ampiamente dimostrati; infatti, esso potrà essere interessante solo per le ristrette categorie di lavoratori “disagiati” (l’ambito esatto è ancora da definire) che verranno esentate dalla restituzione del prestito bancario (di questo si tratta)– e dei connessi interessi e oneri assicurativi (fonte di utili certi per gli istituti privati coinvolti) – necessario per finanziare l’anticipo del pensionamento.

APE, IL PIZZO PAGATO DAI LAVORATORI



L’Ape è descritta come una soluzione ai problemi di accesso alla pensione. Ma per come è stata congegnata, l’operazione ricorda lo stile mafioso che prima ti brucia l’auto e poi ti costringe a pagare il pizzo per avere protezione.

ACCORDO GOVERNO-SINDACATI SUI PROVVEDIMENTI DI FLESSIBILITA' PREVIDENZIALE



CONUP
COORDINAMENTO NAZIONALE UNITARIO PENSIONATI
Riportiamo il testo dell’accordo siglato tra le parti a conclusione dell’atteso incontro tra i tre sindacati, CGIL, CISL e UIL col Governo, in ordine ai provvedimenti di flessibilità previdenziale che da tempo sono allo studio.
 In prima battuta si può solo rilevare che, a prescindere dalle considerazioni di mero ordine economico che tali scelte inducono, sono ancora una volta i principi costituzionali ad essere stravolti.
 I lavoratori non hanno bisogno di lasciare anzi tempo il lavoro; soprattutto non hanno alcuna necessità di trasformare in mutuo ventennale il loro salario differito.
Chi accederà a questi strumenti o, più verosimilmente, sarà costretto ad accedervi dalla propria azienda, non percepirà mai interamente la sua pensione; inizialmente perché il sostegno sarà necessariamente di importo ridotto e successivamente perché avrà sulle spalle un mutuo ventennale e, ce lo conferma l’ISTAT, la vita media non si estende oltre l’arco temporale necessario ad estinguere il mutuo. Di fatto, con questo accordo, sull’onda delle pur giuste rivendicazioni dei lavoratori precoci, di quelli che accudiscono parenti disabili o che non hanno possibilità di raggiungere i requisiti contributivi utili al pensionamento, si è fornito alle imprese uno strumento sostitutivo della mobilità e della CIG per continuare nella riduzione del personale anziano a spese dei pensionati, prima ancora che della collettività e, di pari passo, si è compiuto un passo significativo in direzione dello smantellamento della previdenza pubblica a favore di quella privata. In sostanza, per i lavoratori, e forse perfino per i pensionati in essere, questo accordo è foriero di conseguenze peggiori perfino di quelle derivate dal famigerato accordo sulla scala mobile.