martedì 24 maggio 2016

Renzi, giù le mani d Berlinguer



"Renzi, giù le mani d Berlinguer".
Intervento di Guido Liguori

Il piccolo Renzi ieri ha arruolato il grande Enrico Berlinguer tra i sostenitori del sì al prossimo referendum, a causa del monocameralismo. Una operazione truffaldina.

Perché, in primo luogo, il monocameralismo del Pci (non del solo Berlinguer) era strettamente legato alla centralità del parlamento (contro lo spostamento della decisione verso il governo, propugnata oggi da Renzi e ieri da Craxi, da Gelli e dalla Trilateral); perché, in secondo luogo, era strettamente connesso a una legge proporzionale, sempre fortemente difesa dal Pci e da Berlinguer (il turbomaggioritario oggi fortemente voluto da Renzi era la posizione cui tendevano la Trilateral e Licio Gelli, che non erano esattamente dei berlingueriani, per non risalire ai maggioritari del ’24 e del ’53, comunque meno antidemocratici dell’attuale); infine, perché la riforma di Renzi-Boschi non abolisce il Senato, come voleva il Pci, ma ne fa una camera inutile e sbagliata. Renzi è solo un pericoloso demagogo, un mago delle tre carte, che avrebbe fatto orrore a Berlinguer.

 Il modo per rispondere alla sua demagogia è votare NO al referendum di autunno.

Berlusconi, Boschi e la tragicommedia sui 'veri partigiani



"Berlusconi, Boschi e la tragicommedia sui 'veri partigiani'". Intervento di Paolo Andreozzi

Se ieri 22 maggio 2016 noi, pubblico italiano, abbiamo imperturbabilmente potuto ingoiare l'ennesima rappresentazione del teatro politichese come fosse realtà – nella fattispecie: la schermaglia tra Boschi che dice “i veri partigiani voterebbero SI' al referendum costituzionale d'autunno” e Bersani che gli risponde “ma come si permette!”, beninteso entrambi incardinatissimi nello stesso identico ganglio del sistema –, ciò si deve ovviamente al fatto che siamo usciti da troppo poco tempo dal periodo finora più buio della storia repubblicana, ossia dall'egemonia politicamente esplicita di Silvio Berlusconi divenuto premier la prima volta dopo le elezioni del marzo 1994 e costretto alle sue ultime dimissioni nel novembre 2011.

Quest'anno Berlusconi farà 80 anni, ed è – o cerca di apparire – poco più che un innocuo vecchietto; e alla cortissima memoria del pubblico italiano riesce ormai difficile perfino riandare con i sensi e con la mente alla lunghissima stagione in cui egli era il dominus a 360° della sceneggiatura istituzionale. Eppure così è stato; e se fosse stato altrimenti non si darebbe oggi, anzi ormai da qualche anno, l'attitudine prona dell'opinione pubblica a prendere sul serio la leadership di un uomo come Matteo Renzi e, specularmente, lo status di oppositori ad essa di uomini come Beppe Grillo o Matteo Salvini.

Perché l’Anpi ha ragione a votare no



Perché l’Anpi ha ragione a votare no
di Carlo Smuraglia presidente ANPI

Quella che segue è la lettera che il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia, ha inviato all’Unità in risposta a quella di 70 senatori del Pd pubblicata dallo stesso giornale.

Cari Senatori,
ho letto la vostra lettera aperta e ne capisco le ragioni. Quando si approva più volte una legge, si finisce per affezionarsi. Per di più, siamo già in campagna referendaria e dunque bisogna fare un po’ di propaganda e cercare di mettere in difficoltà chi si colloca, in questo caso, dall’altro lato della barricata. Capisco anche l’esaltazione che fate della Riforma: a voi piace, l’avete votata e non avete ripensamenti. Come sapete, io la penso in un altro modo e, fortunatamente, non sono il solo.

Ma consentitemi però qualche osservazione: vi dichiarate tutti “iscritti e sostenitori dell’ANPI”; ma io non vi ho mai incontrato nel lungo cammino che abbiamo percorso su queste tematiche. Un cammino che è cominciato dal 29 marzo 2014 (Manifestazione al Teatro Eliseo – Roma), è continuato per due anni, giungendo ad un primo approdo, in Comitato nazionale, il 28 ottobre 2015, con una posizione già piuttosto evidente sulla legge di riforma e l’eventuale referendum ed è proseguito con la decisione del 21 gennaio 2016, adottata dal Comitato nazionale, di prendere posizione per il “NO”.

Referendum costituzionale: il punto centrale che demagogia e cialtronismo tenteranno di occultare



Referendum costituzionale: il punto centrale che demagogia e cialtronismo tenteranno di occultare
di Paolo Favilli, storico

Il Presidente del Consiglio l’11 aprile scorso ha aperto la campagna elettorale sul referendum costituzionale annunciando che, per vincere, è disposto ad «usare anche argomenti demagogici». Un annuncio senza novità, la «demagogia», largamente coniugata alla forma «cialtronismo», è stata la cifra della sua comunicazione politica (propaganda) fin dai tempi della Leopolda.

Il «cialtronismo» è elemento fluidificante della «demagogia». In un contesto frutto di una coltivazione quasi trentennale di plebeismo, il «cialtronismo» può passare come aspetto disinvolto, popolare della comunicazione politica.

Renzi può citare male e fuori contesto Chesterston, attribuire a Borges versi non suoi, attribuirsi una compartecipazione al traforo del Gottardo ignorandone persino la localizzazione (le televisioni svizzere si sono indignate e/o divertite; quelle italiane hanno sorvolato), ecc,.

lunedì 23 maggio 2016

Insieme possiamo



  Insieme possiamo

Per le elezioni del 5 giugno suggeriamo di votare  persone amiche che stimiamo e che abbiamo visto lavorare bene.

Per i Consiglieri si possono dare due preferenze diverse: una donna e un uomo.

Per la città metropolitana proponiamo di votare la lista “ Milano in Comune”  con Basilio Rizzo sindaco e indicare come consiglieri  Sonego Anita e Muhlbauer Luciano.

Per il Municipio 8 proponiamo di votare “ Milano in comune” con Alessandro Bescapè presidente e come consiglieri indicare  Rosa Linda e Calzolari Stefano oppure Sironi Maurizio

Per la Città Metropolitana

come e quando si vota



Come si vota

Domenica 5 giugno si vota per il primo turno delle elezioni amministrative da cui dovranno uscire il sindaco di Milano, il consiglio comunale, i presidenti dei nove municipi e i relativi consigli di municipio. I municipî sono le vecchie zone del decentramento, dotate di maggiori poteri in vista della città metropolitana (anche se il trasferimento di competenze dal comune ai municipî ritarda, come tarda la piena realizzazione della città metropolitana).

Si vota SOLO la domenica, dalle 7.00 alle 23.00, e non anche il lunedì. Per votare occorre, oltre a un documento di identità, la tessera elettorale; chi l'avesse smarrita o l'avesse completata può richiederla all'ufficio elettorale (in via Messina 52) o all'anagrafe di via Larga, che per l'occasione rimarrà aperta anche domenica 5 giugno, dalle 7.00 alle 23.00.

Marco Pannella, sempre contro gli operai. Sempre dalla parte dei poteri forti.



"Marco Pannella, sempre contro gli operai.
Sempre dalla parte dei poteri forti".

Intervento di Gianni Marchetto.

Alla notizia della morte di Marco Pannella, la mia pancia mi ha suggerito: “uno in meno”. Provo a ragionare con la testa.

Da operaio FIAT e poi da sindacalista FIOM il Marco Pannella quando non me lo sono trovato contro, non me lo trovavo nemmeno accanto.

Negli anni ’60 lui non c’era quando non era ancora finita la discriminazione di Valletta nei confronti degli operai comunisti e dei socialisti alla FIAT. Quando per la FIOM era difficile persino raccogliere e presentare le liste per la elezione delle Commissioni Interne.

E non mi sono accorto di lui neanche quando portammo a casa la Legge 300/1970: Lo statuto dei Diritti dei Lavoratori. Anzi me lo trovai contro dopo un po’ di anni quando lui attaccò violentemente l’art. 18 (architrave dello Statuto), con l’indizione di un referendum che voleva abrogare tale articolo. A proposito di campione dei diritti dei cittadini. I lavoratori nelle aziende non sono dei cittadini?

COMUNICATO STAMPA ANPI



COMUNICATO STAMPA ANPI

Nel pomeriggio di domenica 22 maggio è stata distrutta, in piazza Santo Stefano, la lapide dedicata a due giovani antifascisti: Claudio Varalli e Giannino Zibecchi.  Ricordiamo che recentemente era stata distrutta la lapide dedicata ai Martiri di via Tibaldi al parco milanese della zona 5 intitolato alla Resistenza.

L'ANPI di Milano esprime la propria profonda preoccupazione per il  rifiorire a Milano di formazioni neofasciste che si pongono in aperto contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.

Richiama l'attenzione delle istituzioni e delle pubbliche autorità su questi fenomeni che offendono Milano capitale della Resistenza.

Roberto Cenati, Presidente ANPI Provinciale di Milano

sabato 21 maggio 2016

Un ottimo risultato la costruzione di liste unitarie della sinistra alternative al Pd alle elezioni comunali del 5 giugno. Il ruolo di Rifondazione Comunista



Un ottimo risultato la costruzione di liste unitarie della sinistra alternative al Pd alle elezioni comunali del 5 giugno. Il ruolo di Rifondazione Comunista

Alle prossime elezioni comunali del 5 giugno il Partito della Rifondazione Comunista Sinistra Europea sarà presente con liste unitarie della sinistra alternativa in 17 capoluoghi di provincia su 22 che vanno al voto ed in 74 comuni superiori ai 15000 abitanti su 156.

Il Prc è, infatti, presente nei capoluoghi, con il proprio contributo organizzato nelle liste di: Torino, Savona, Milano, Varese, Pordenone, Trieste, Ravenna, Rimini, Grosseto, Roma, Isernia, Napoli, Caserta, Salerno, Brindisi, Cosenza e Cagliari.

Si tratta di liste o coalizioni alternative al PD, nella gran parte dei Comuni costruite unitariamente fra PRC, Altra Europa con Tsipras, Sinistra Italiana, Sel, Possibile e associazioni politiche locali e comitati espressione di movimenti di lotta che hanno definito localmente questi percorsi unitari. Abbiamo ovviamente costruito liste unitarie di sinistra anche in quei comuni – come Milano e Trieste – dove SEL ha scelto di appoggiare il candidato del PD. Solo a Cagliari siamo presenti con il nostro simbolo in una coalizione guidata dal sindaco uscente di SEL Massimo Zedda, con il quale abbiamo lavorato bene, con la riconferma dell’ alleanza che ha amministrato in questi anni.

Istat: “2,2 milioni di famiglie senza lavoro. Spesa sociale inefficiente, peggio di noi solo la Grecia”



Istat: “2,2 milioni di famiglie senza lavoro. Spesa sociale inefficiente, peggio di noi solo la Grecia”
Famiglie senza lavoro in aumento, una spesa sociale inefficiente, una crescente disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Questo è il quadro fornito dall’ultimo rapporto annuale dell’Istat, relativo al 2015. La fotografia scattata dall’istituto mostra che 6 giovani su 10 vivono ancora con i genitori, mentre uno su quattro non studia e non lavora.
Il tutto in un contesto economico debole, con i prezzi che ristagnano o calano e un mercato del lavoro incerto: nel 2025, l’istituto prevede che l’occupazione rimanga ferma a un livello simile al 2010.
Oltre 2 milioni di famiglie senza lavoro. Un minore su 5 in condizione di povertà - In Italia 2,2 milioni di famiglie vivonosenza redditi da lavoro. Le famiglie “jobless” sono passate dal 9,4% del 2004 al 14,2% dell’anno scorso e nel Mezzogiorno raggiungono il 24,5%, quasi un nucleo su quattro.

Il capolavoro di Renzi? Più di due milioni di famiglie che vivono senza redditi da lavoro.



Il capolavoro di Renzi? Più di due milioni di famiglie che vivono senza redditi da lavoro.
In Italia ci sono 2,2 milioni di famiglie che vivono senza redditi da lavoro. E' il dato relativo al 2015 che emerge dall'ultimo rapporto annuale dell'Istat. Le famiglie "jobless" sono passate dal 9,4% del 2004 al 14,2% dell'anno scorso e nel Mezzogiorno raggiungono il 24,5%, quasi un nucleo su quattro. La quota scende all'8,2% al Nord e al 11,5% al Centro. L'incremento ha riguardato le famiglie giovani rispetto alle adulte: tra le prime l'incidenza è raddoppiata dal 6,7% al 13%, tra le seconde è passata dal 12,7% al 15,1%. Le persone che vorrebbero lavorare ma che non hanno un impiego sono in Italia 6,5 milioni. E per il 2016 l'Istat evidenzia che l'andamento del mercato del lavoro "è incerto" e quello dei prezzi "appare ancora molto debole".

Pensioni: contro la Fornero per i diritti dei pensionati, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle donne, dei giovani



Pensioni: contro la Fornero per i diritti dei pensionati, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle donne, dei giovani
di Roberta Fantozzi
 La riuscita della manifestazione di oggi, indetta dai sindacati dei pensionati e l’annuncio che in assenza di risposte, si arriverà allo sciopero generale sono due buone notizie.
 Oggi sono scesi in piazza coloro che una pensione già ce l’hanno, e giustamente molte richieste hanno riguardato la condizione e i problemi che vivono le pensionate e i pensionati: la difesa della reversibilità, il recupero del danno prodotto dal blocco delle rivalutazioni che ha inciso anche sulle pensioni medie e medio-basse, l’estensione delle detrazioni fiscali e degli 80 euro, una legge sulla non autosufficienza.
 Ma le rivendicazioni sono più complessive, essendo evidente che ciò a cui va messo mano è la controriforma Fornero tutta: quell’aggressione violentissima alla vita di milioni di donne e uomini di tutte le età, che ha avuto e ha effetti sistemici sulla società, perché in realtà intervenendo sulla parte finale della vita lavorativa si interviene sul complesso del meccanismo di regolazione sociale.

sabato 14 maggio 2016

BREBEMI: AGRICOLTORI INFURIATI. IL CORRIERE “SCARICA” L’A35



BREBEMI: AGRICOLTORI INFURIATI. IL CORRIERE “SCARICA” L’A35
 Incredibile,  proprio l’angelo custode mediatico della Brebemi, il Corriere della Sera scrive:  la Brebemi-A35 è in largo passivo, ma gli amministratori si beccano un aumento del 20% nei loro già monumentali compensi.”

Dal 2012 i compesi erano già cresciuti del 70% e si tratta di cifre ragguardevoli, emoluemti che vanno dai 400mila agli oltre 600mila Euro. E poiché si prevede un soccorso del Ministero dei Trasporti pari alla somma di 320 milioni di Euro, anche il Corriere nota: la somma è così notevole che alla Ue sono lì lì per decidere se aprire una procedura d’infrazione.

Secondo gli accordi col Ministero, la Regione e i Comuni, infatti, i costi e la gestione avrebbero dovuto essere interamente a carico dei soli privati. Invece l’autostrada che collega Brescia a Milano con tutta probabilità finirà tra non molto a carico dello Stato tramite il Ministero dei Trasporti, fortemente impegnato, insieme alla Regione Lombardia, nella vicenda. Un’opera inutile e dannosa, alla fine, diventa indifendibile per chiunque.

Consumo di suolo: una legge così non serve



Consumo di suolo: una legge così non serve
Nel testo approvato ieri alla Camera l'orizzone per lo stop è al 2050, ma non riguarda le infrastrutture considerate strategiche. Eppure, secondo l'ISPRA, autostrade, porti, aeroporti e ferrovie "occupano" il 41,3% della superficie consumata. E il primo maggio il governo ha accordato finanziamenti a una nuova serie di grandi opere, come l'autostrada tra Campogalliano e Sassuolo
di Luca Martinelli
Abbiamo in Italia una legge contro il consumo di suolo fertile: il testo è stato approvato ieri alla Camera, e adesso dovrà passare per l'aula del Senato. Così com'è, però, questo provvedimento non serve: l'elemento che manifesta più di ogni altro l'orizzonte limitato della proposta è la data entro la quale è previsto l'azzeramento del consumo di suolo, ovvero il 2050.

Nazismo e Salvini: il nome delle cose



Nazismo e Salvini: il nome delle cose
di Paolo Ferrero

Alcuni mesi fa Salvini mi querelò perché gli diedi del nazista. Avevo scritto che: «Salvini non è uno sciacallo. Gli sciacalli agiscono per istinto animale non per calcolo. Salvini al contrario usa i disastri e lo spaesamento prodotti dal neoliberismo per costruire scientificamente la guerra tra i poveri e la ricerca di capri espiatori nel diverso. Salvini non è uno sciacallo ma un nazista, come quelli che all’inizio degli anni ’30 gridavano al complotto giudaico massonico».
In questi giorni il Tribunale di Torino ha emesso la sentenza in cui dichiara di non doversi procedere nei miei confronti perché il fatto non costituisce reato.
Si tratta di una sentenza importante per più ragioni. In primo luogo questa sentenza riconosce la legittimità di denunciare come Salvini sia un nazista in quanto usa argomenti simili a quelli dei nazisti che all’inizio degli anni ’30 hanno fondato i loro consensi sulla costruzione della guerra tra i poveri e dei capri espiatori. Non è una cosa di poco conto. Se «historia magistra vitae», se cioè dalla storia si può e si deve imparare per non ripetere gli errori già commessi, troppo spesso le similitudini dei fascisti nostrani – che normalmente non si definiscono tali – con i movimenti fascisti e nazisti degli anni venti e trenta del secolo scorso vengono ostacolate da denunce e querele. Questo inibisce il dibattito politico e non permette di chiamare le cose con il loro nome e di far risaltare come dietro il nuovismo di molte destre populiste vi sia una grande quantità di ciarpame fascista e nazista già visto e purtroppo esperimentato.

La Riforma Madia stravolge il lavoro pubblico



"La Riforma Madia stravolge il lavoro pubblico, non esistono altri termini per definire i decreti ministeriali che riguarderanno innumerevoli aspetti della Pubblica amministrazione". 
Intervento di Federico Giusti 
Proviamo, per esigenza di tempo e di comprensione, a guardare alcuni cambiamenti della disciplina del lavoro pubblica dando pe scontato che siano noti tutti gli interventi legislativi degli ultimi lustri
E'superato il concetto di dotazione organica e viene quindi a cadere uno degli aspetti salienti che differenziavano il pubblico e il privato. Fino ad oggi la dotazione organica era teorica nel senso che tra blocchi e semi blocchi del turn over, gli organici sono calati a dismisura, sono migliaia le unità perse sono nel 2015. La legge di stabilità 2016 prevede una assunzione ogni 4 pensionamenti, venendo meno la dotazione organica, ogni singola amministrazione, ogni singolo ente pubblico non ha piu' dei numeri di riferimento ma potrà, al pari di una azienda privata, decidere anche di non assumere personale o di assumerlo con il contagocce.

venerdì 13 maggio 2016

“Ma come fai a votare come casa pound?” La risposta della partigiana Lidia Menapace



“Ma come fai a votare come casa pound?” La risposta della partigiana Lidia Menapace

Periodo sismico

Che siamo dentro un periodo politicamente sismico, lo si vede ad occhio, dato che – come in genere gli eventi sismici – esso non muta lo stato di cose presenti, ma solo distrugge sul posto ciò che trova. E’ naturalmente una immagine approssimativa: ma per dare una risposta alla domanda: “ma come fai a votare nei referendum istituzionali come casa pound? “.
Rispondo che, se Renzi ha voluto trasformare un referendum da esercizio della sovranità popolare in un plebiscito pro o contro il suo governo, non  è colpa mia e devo cavarmela come meglio posso. Prima di tutto richiamando il referendum, “questo” referendum, alle sue peculiarità e poi togliendo spazio a casa pound, per esempio ricordando che la attuale Costituzione contiene un articolo che consente di agire politicamente contro qualsiasi tentativo di far rivivere il fascismo e ciò non può essere lasciato in ombra. Chi vota NO a questa pasticciata proposta di snaturare la Costituzione vota anche per mantenere l’impostazione antifascista della Costituzione stessa.

Nuove destre: Come la Lega è diventata la casa dei nuovi fascisti



Come la Lega è diventata la casa dei nuovi fascisti

Con le elezioni comunali di Milano la Lega Nord di Matteo Salvini inaugura ufficialmente il nuovo corso lepenista e nazionalista. Una Lega che può tenere al suo interno senza imbarazzo, e imponendoli agli alleati, personaggi provenienti dalla destra neofascista più estrema, che a Milano si chiama Lealtà e Azione.

E’ da questa organizzazione che proviene Stefano Pavesi, il candidato al Municipio 8 imposto dalla Lega alla coalizione di centro destra guidata da Stefano Parisi, di cui stiamo raccontando da giorni. “Sono un patriota che vuole difendere i più bisognosi tra i miei compatrioti, se questo è essere fascista lo sono” ha detto Pavesi al Corriere della Sera. “C’è da essere orgogliosi di fare parte di Lealtà e Azione”.

giovedì 12 maggio 2016

Attacco alla Costituzione, una lunga storia



Attacco alla Costituzione, una lunga storia
L’attacco alla Costituzione partì già quasi all’indomani del suo varo. Il 2 agosto 1952 Guido Gonella, all’epoca segretario politico della Democrazia cristiana, chiedeva – in un pubblico comizio – di riformare la Costituzione italiana, entrata in vigore appena tre anni e mezzo prima, il 1 gennaio 1948. Si trattava di un discorso tenuto a Canazei, in Trentino, e la richiesta di riforma mirava – come egli si espresse – a «rafforzare l’autorità dello Stato», ad eliminare cioè quelle «disfunzioni della vita dello Stato che possono avere la loro radice nella stessa Costituzione». E concludeva, sprezzante: «la Costituzione non è il Corano!» (“Il nuovo Corriere”, Firenze, 3 agosto 1952).

Nello stesso intervento, il segretario della Dc, richiamandosi più volte a De Gasperi, chiedeva di modificare la legge elettorale, che – essendo proporzionale – dava all’opposizione (Pci e Psi) una notevole rappresentanza parlamentare. L’idea lanciata allora, in piena estate, era di costituire dei «collegi plurinominali», onde favorire i partiti che si presentassero alle elezioni politiche «apparentati» (Dc e alleati).

Solo il no alla riforma di Renzi è cambiamento



Solo il no alla riforma di Renzi è cambiamento

Matteo Renzi ha dato il via alla campagna per il Si alla sua controriforma costituzionale. Non è solo per svalutare le elezioni amministrative, che si preannunciano abbastanza tristi per il suo partito, che ha fatto ora questa scelta. Il plebiscito è l'arma finale di tutti i sistemi autoritari, e spesso viene giocato quando il potere è sicuro di vincerlo.

Renzi ricorre a questa arma perché è convinto che solo con una investitura plebiscitaria potrà confermare e consolidare il suo potere.

La domanda è: perché Renzi si sente così sicuro? Sulla carta il referendum sulla legge Boschi è perso per lui. Il PD nei sondaggi viaggia attorno al trenta per cento. Anche aggiungendo tutto il mondo centrista, verdiniano, alfaniano, è difficile pensare che lo schieramento politico per il Si superi il quaranta. Tutte le altre forze politiche, sinistra, destra, Cinque Stelle sono contro. Quindi sulla carta non ci sarebbe partita, ma perché invece Renzi punta tutto su di essa? Perché pensa di sgretolare gli schieramenti politici contando sulla spinta conservatrice, dispersa ma sempre esistente, nel paese.

Non aumentano i posti di lavoro ma le ore lavorate.



Occupazione, anche l'Ue scopre il giochino di Renzi: non aumentano i posti di lavoro ma le ore lavorate. Calabria prima in Europa per la disoccupazione giovanile
La Commissione Ue vede proseguire in Italia una "crescita moderata" ma rivede al ribasso il pil 2016: l'1,4% previsto a febbraio scende a +1,1%. Bruxelles conferma, poi, le stime sulla disoccupazione italiana nel 2016 (11,4%) e abbassa leggermente quelle sul 2017 (da 11,3% a 11,2%).

"La disoccupazione in Italia - secondo la Commissione - scende solo gradualmente nel 2016 e 2017 anche perché i lavoratori precedentemente scoraggiati tornano nella forza lavoro", scrive la Commissione. L'occupazione è infatti in aumento, "ma più in termini di ore lavorate che di posti di lavoro". Hanno aiutato, nel 2015, gli sgravi di tre anni per chi assume a tempo indeterminato, estesi anche nel 2016 ma "con una riduzione meno generosa dei contributi sociali".

"Prepariamo un nuovo internazionalismo rafforzando la lotta in casa nostra".



"Prepariamo un nuovo internazionalismo rafforzando la lotta in casa nostra".
Da qualche giorno la Francia è percorsa da un moto di contestazione e di ribellione rivolto verso i provvedimenti assunti dal governo socialista in materia di lavoro.
La reazione al “job act” alla francese è stata imponente: sciopero generale e avvio di un’inedita forma di lotta da parte di gruppi giovanili (e non) a Parigi con il “nuit debout” , la notte in piedi, trascorsa in Place de la Republique per dimostrare la volontà di contrasto verso un governo, quello di Hollande, che davvero su tutti i terreni ne ha combinato d’ogni colore aprendo la strada a un’espansione della destra più estrema.
La risposta, adesso, com’è classico nella situazione francese è quella della stroncatura poliziesca.
Il primo interrogativo che sorge spontaneo è quello relativo alla situazione italiana, laddove provvedimenti governativi analoghi non hanno suscitato opposizione se non in settori limitati del sindacato di classe: tra l’altro il voto contro quel provvedimento espresso in Parlamento dalla confusa sinistra italiana non ha provocato alcuna saldatura tra iniziativa politica e lotta sociale facendo scivolare il tutto nella neghittosità e nell’indifferenza.

"La Grecia soccombe e l'Europa dei lavoratori sta a guardare".



"La Grecia soccombe e l'Europa dei lavoratori sta a guardare".

Leggere gli economisti o alcuni siti di sinistra, anche quella piu' antagonista e confittuale, che devastano l'umana intelligenza sovrapponendo la loro visione unilaterale del mondo con la realtà oggettiva? 

Senza dubbio meglio le vecchie e sempre attuali letture che impongono uno sforzo di comprensione rispetto alla retorica autoreferenziale di quelli che si autodefiniscono soggetti sociali antagonisti. Non ce ne vogliano i diretti interessati, ma di leggere reports sugli scontri di piazza senza guardare alla sostanza delle cose siamo stanchi perché non si analizzano le politiche di austerità, le loro cause e conseguenze, alla fine la semplificazione della politica non aiuta a ricostruire una lettura oggettiva e una pratica conflittuale destinata a mettere insieme realtà sindacali , sociali e politiche accomunate dalla avversione al neoliberismo.

domenica 1 maggio 2016

Questo sarà l’ultimo 25 aprile per la costituzione nata dalla resistenza?



Questo sarà l’ultimo 25 aprile per la costituzione nata dalla resistenza?

Non è un 25 aprile come gli altri. Questo potrebbe essere l’ultimo per la Costituzione nata dalla #Resistenza. Se non sconfiggiamo nel referendum di autunno le modifiche imposte dal governo Renzi a un parlamento abusivo di nominati grazie a una legge elettorale incostituzionale non potremo parlare più di Costituzione.
Il combinato disposto di Italicum e modifiche costituzionali costituisce uno stravolgimento definitivo e un guazzabuglio autoritario senza pari in nessun paese democratico.
Non avremo più un regime costituzionale ma uno strapotere del capo che con il voto di una minoranza potrebbe nominarsi il parlamento e tutti gli organi di garanzia.
Nessun diritto sarà al sicuro di fronte a un esecutivo così forte e senza contrappesi istituzionali.
Sbaglia chi minimizza la portata autoritaria di questo stravolgimento perché a operarlo e’ il PD e non Berlusconi (che comunque lo ha condiviso).
Nessuna libertà e’ al sicuro quando si consegna tutto il potere a un uomo solo al comando.
La generazione che scrisse la Costituzione lo sapeva per averlo vissuto sulla propria pelle, molti anzi troppi pare che lo abbiano dimenticato.
di Maurizio Acerbo