domenica 16 febbraio 2020

PERCHE' L'EX MINISTRO DELL'INTERNO DEVE ESSERE PROCESSATO E CONDANNATO PER I CRIMINI RAZZISTI COMMESS


Sono una persona amica della nonviolenza, e da decenni partecipo del movimento che si batte per l'abolizione delle "istituzioni totali" che negano la dignita' umana, per "liberarsi dalla necessita' del carcere", per una giustizia riparativa. Cosi' non auguro affatto all'ex-ministro del'Interno il carcere, ma credo sia giusto e necessario che sia processato e condannato per i crimini razzisti commessi, e che sia conseguentemente allontanato da tutti i pubblici uffici. Poi cessi di propagandare il razzismo e di promuovere la persecuzione di esseri umani innocenti, abbia una buona e lunga vita, rifletta sugli errori e gli orrori commessi, e si adoperi a porre rimedio per quanto possibile al male compiuto.

elezioni amministrative del Comune di Milano


Partito della Rifondazione Comunista

Federazione Provinciale – Milano



Carissimi compagni/e,

le elezioni amministrative del Comune di Milano si svolgeranno nella primavera 2021. L’ultimo anno della Consigliatura, è sempre caratterizzato da bilanci e avvii di relazioni politiche in vista delle elezioni.



Per fare il punto della situazione e delle relazioni politiche in corso tra le forze politiche della Sinistra cittadina, dell’azione di Milano in Comune e del suo ruolo, è convocato un attivo dei compagni/e dei Circoli della Città di Milano.



Lunedì 24 febbraio dalle ore 18.30 alle ore 20.00

Presso La Federazione Provinciale



Vi invito alla più ampia partecipazione.



Matteo Prencipe

Segretario Provinciale PRC – Milano

FACCIAMO COME IN FRANCIA


FACCIAMO COME IN FRANCIA è lo slogan con il quale riparte Sabato 8 gennaio in tutta Italia la campagna , di Rifondazione Comunista sui temi sociali e del lavoro partita nel mese di dicembre con centinaia di iniziative in tutto il paese.

I lavoratori francesi sono in lotta con grandi mobilitazioni di massa per difendere il diritto a lasciare il lavoro con una pensione piena a 62 anni contro i Tentativi di Macron di allungare sine die l’età pensionabile e ridurre l’assegno, in sintonia con i dettami della Ue già largamente applicati in Italia con la legge Fornero.In Italia milioni di pensionati vivono con pensioni povere e soprattutto con le norme attuali sono moltissimi specie giovani e donne quelli che alla pensione non ci arriveranno mai se non con assegni di sopravvivenza. Questo in un paese in cui si registrano milioni di giovani disoccupati , precari o che non studiano e non lavorano che tirano a fine mese solo grazie ai pensionati con cui vivono. Un paese in cui in questi anni è continuata ad aumentare la povertà, calano gli occupati, crollano i posti fissi mentre aumenta il numero di lavoratori e soprattutto di lavoratrici a termine, il numero di precari ha raggiunto il record storico di 3 milioni e 123 mila unità.

Palermo:grave intimidazione di polizia contro militanti di Rifondazione. Polizia brandisce articolo 18, ma è quello sbagliato.


Due compagni di Rifondazione Comunista sono stati circondati, perquisiti e identificati dalla polizia questa mattina a Palermo mentre esercitavano un normale diritto democratico sancito dalla Costituzione: distribuivano semplicemente volantini ai lavoratori davanti alla Leonardo nell’ambito della nostra campagna su pensioni e salari.

Come se non bastasse sono stati trattenuti in attesa della Digos che ha poi ripetuto l’identificazione. La cosa più grave e grottesca è che la Digos ha verbalizzato che i nostri compagni (che erano 2 non 500) stavano facendo una "manifestazione non autorizzata", cioè che stessero violando l'articolo 18 del Tulps (Testo unico pubblica sicurezza) che al contrario di quello dello Statuto dei Lavoratori non è stato abrogato.

Jobs Act bocciato in Europa, un mostro targato PD


Il Jobs act va abolito e l’articolo 18 ripristinato! Lo diciamo con la nostra campagna sociale e per i diritti dei lavoratori con volantinaggi nelle piazze e davanti alle fabbriche in tutta Italia in queste settimane.

Oggi apprendiamo che anche il Comitato Europeo dei diritti sociali ha stabilito, in risposta a un ricorso collettivo presentato dalla Cgil nel 2017, che le norme del Jobs Act violano i diritti dei lavoratori sanciti dalla Carta sociale Europea

Impediscono infatti sia il reintegro del lavoratore licenziato senza giustificato motivo sia la facoltà del giudice di commisurare l’indennizzo ai danni effettivamente subiti.

Il Jobs Act contro la Carta sociale europea


L’11 febbraio 2020, a seguito del reclamo collettivo n. 158 del 2017 presentato dalla CGIL con il sostegno della Confederazione Europea dei Sindacati, il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa ha riconosciuto che l’Italia viola il diritto dei lavoratori licenziati senza valido motivo “a un congruo indennizzo o altra adeguata riparazione” come previsto dall’art. 24, parte II, lett. b), della Carta sociale europea riveduta.

L’art. 24 della Carta sociale europea riveduta (Cser) sancisce il diritto di ogni lavoratore ingiustamente licenziato di ricevere una tutela effettiva e realmente dissuasiva nei confronti di comportamenti arbitrari del datore. Vale a dire che al lavoratore deve essere garantita la reintegrazione nel posto di lavoro oppure, se questa non è concretamente praticabile, un risarcimento commisurato al danno subito, senza “tetti” di legge che limitino il potere del giudice nel quantificarlo.

L’Italia dica no al nuovo TTIP


Il Governo italiano, se è serio nel voler tradurre in atti l’impegno solenne di proteggere il nostro pianeta – ribadito dal premier Conte sottoscrivendo a Assisi il Manifesto ispirato da papa Francesco – deve dichiarare immediatamente la sua indisponibilità a supportare un nuovo TTIP e respingere al mittente l’imposizione di nuovi dazi in risposta alla vertenza boeing-airbus di cui l’Italia non è assolutamente responsabile.

Per la Campagna Stop TTIP quella impressa dagli Stati Uniti con la complicità della Commissione europea è una forzatura inaudita e inaccettabile. Il Parlamento Europeo ha negato alla Commissione europea il mandato di negoziare il commercio dei prodotti agricoli, e quello di svendere le regole che proteggono la sicurezza alimentare è un basso espediente per aggirare la volontà popolare democraticamente espressa.

Il nostro no al “Giorno del Ricordo”


Ripubblichiamo l’intervento della compagna Tiziana Valpiana, a nome del gruppo parlamentare di Rifondazione Comunista, con cui dichiarava alla Camera il voto contrario alla legge istitutiva del Giorno del Ricordo. Le ragioni del nostro no risultano 16 anni dopo confermate da come la ricorrenza è diventata un’occasione di revisionismo storico su scala di massa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, ci siamo accinti a lavorare su questo provvedimento – che pure, per come è stato presentato, poteva essere, per noi di Rifondazione comunista, colmo di insidie non condivisibili – con serietà e serenità, con un atteggiamento privo di pregiudizi, con la più sincera predisposizione a lavorare per arrivare ad un risultato condivisibile, pur nella consapevolezza di quanto sia delicato affrontare un tema ancora troppo recente (cinquant’anni nella storia sono nulla) e ancora sanguinante.

Foibe. L’agguerrito esercito della negazione della storia


Ci risiamo. La ricorrenza del 10 febbraio – il cosiddetto “Giorno del ricordo”, istituito con legge “bipartisan” Berlusconi imperante (l. n. 92 del 3 marzo 2004) – eccita gli animi, in modo ogni anno più parossistico: è il primo paradossale risultato di quella legge sciagurata, che in nome della “pacificazione” e delle “memorie condivise” ha prodotto l’opposto effetto. Com’era ovvio, perché le memorie degli uni non solo non si pareggiano con quelle degli altri, ma, al contrario, emergono con rinnovato sentimento oppositivo. Gli eredi, biologici o politici, dei fascisti occupanti la Jugoslavia negli anni ‘40, autori di stragi inaudite, di devastazioni e vessazioni ai danni della popolazione locale, non sembrano più in cerca di una semplice (e impossibile) autoassoluzione per il loro ruolo di carnefici, ma ormai si propongono, con crescente protervia, nei duplici panni di vittime, e, addirittura, di «eroi». Si vedano gli annunci di iniziative delle associazioni degli esuli istriani e dalmati, o di circoli neofascisti, in cui ricorre accanto o invece del termine «martiri» quello appunto di «eroi»: gli eroi delle foibe.

Fermare il MES per aprire la strada a un’altra Europa


Entro il prossimo mese di aprile, secondo il calendario del­l’Eurogruppo, la riforma del MES dovrà essere approvata dagli Stati membri dell’Eurozona e poi ratificata dai Parlamenti nazionali.
Il MES (Meccanismo Europeo di stabilità) è attivo dal luglio 2012 come Fondo salva-Stati, ed è l’evoluzione di precedenti meccanismi, il FESF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) e il MESF (Meccanismo Europeo di stabilità finanziaria), pensati, con l’insorgere della crisi finanziaria globale del 2008, come strumenti per tutelare l’Unione monetaria dall’effetto domino di crisi occorse a singoli Paesi.
Fa parte del medesimo processo che ha visto, sempre nel 2012, l’approvazione del Fiscal Compact, che il nostro Paese ha di fatto inserito, all’unanimità, addirittura in Costituzione, introducendo il principio del pareggio di bilancio nell’articolo 81.