sabato 30 aprile 2016

Bella ciao e i partigiani del XXI secolo



Bella ciao e i partigiani del XXI secolo
Rincuora, in un pianeta che precipita nella barbarie della guerra e nel neoliberismo sfrenato – due facce della stessa medaglia – ascoltare le voci delle combattenti del YPG del Rojava, intonare come propria canzone “Bella Ciao”. Sono giovani, che ogni giorno rischiano la vita e che nel proprio bagaglio di combattenti portano con se una traccia di Storia che ci appartiene e che spesso è confinata in una retorica stantia.
Vengono da una parte vicina e lontana del pianeta, lontana perché le loro lotte spesso restano sullo sfondo, un panorama a cui mano mano ci stiamo assoggettando, vicina perché il Rojava, la Siria, La Turchia, il Medio Oriente, rimbalzano ogni giorno nei nostri notiziari sotto la forma scomoda e invadente dei richiedenti asilo, di chi cerca di salvarsi la vita e di progettarsi un futuro.

Pisa: “Renzi non c’è ma botte e manganelli non li fa mancare mai”



Pisa: “Renzi non c’è ma botte e manganelli non li fa mancare mai”

PISA – FERRERO (PRC-SINISTRA EUROPEA): «RENZI NON C’è MA LE BOTTE E I MANGANELLI NON LI FA MANCARE MAI» 

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, dichiara:
«La nostra solidarietà ai manifestanti che in queste ore vengono caricati dalle forze dell’ordine a Pisa, in occasione della manifestazione davanti alla sede del Cnr, per i 30 anni di internet. Renzi non c’è ma le botte e i manganelli ormai non li fa mancare mai: l’unica lingua che conosce questo governo è la repressione violenta di ogni dissenso. E’ vergognoso che il governo alle domande che sgorgano dalla società dia una risposta sola: la repressione».

Stop TTIP 7 maggio Manifestazione Nazionale a Roma



Stop TTIP 7 maggio Manifestazione Nazionale a Roma

INSIEME PER FERMARE IL TTIP
7 maggio  Manifestazione  Nazionale, Roma h 14,30 corteo da p.za Repubblica a  P.za S.Giovanni + Concerto

 Unione Europea e USA stanno negoziando da quasi tre anni il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP), il cui obiettivo, al di là della riduzione dei già esigui dazi doganali, è soprattutto quello di ridefinire le regole del gioco del commercio e dell’economia mondiale, anche attraverso l’armonizzazione di regolamenti, norme e procedure su beni e servizi prodotti e scambiati nelle due aree.

L’Unione Europea e gli Stati Uniti presentano questo accordo come una questione tecnica, invece si tratta di argomenti che toccano da vicino la quotidianità di tutti: l’alimentazione e la sicurezza alimentare, le prospettive di sviluppo economico e occupazionale, soprattutto delle piccole e medie imprese, il lavoro e i suoi diritti, la salute e i beni comuni, i servizi pubblici, i diritti fondamentali, l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge e la democrazia.


Europa, il bavaglio delle multinazionali sul giornalismo d’inchiesta



Europa, il bavaglio delle multinazionali sul giornalismo d’inchiesta
di Fabio Sebastiani  

Si chiama “Directive on the protection of undisclosed know-how and business information (trade secrets) against their unlawful acquisition, use and disclosure”, in breve “Trade Secrets Protection”, “direttiva per la protezione del segreto aziendale”.E’ stata approvata a larghissima maggioranza (il 77% dei voti favorevoli) giovedì, dieci giorni fa dal Parlamento Europeo.

Apparentemente sembra uno strumento giuridico fornito alle imprese per proteggersi dallo spionaggio economico e industriale. In realtà è un altro ostacolo, e non di poco conto, per mettere definitivamente a tacere quei pochi giornalisti d’inchiesta che ancora rimangono nel nostro paese e in Europa.

Tutto ruota intorno al concetto di “interesse pubblico”. La direttiva esclude che le informazioni che possano avere un qualche tipo di rilevanza per l’interesse pubblico ricadano nel campo di applicazione.

Sanità: tagli, mazzette e cure a caro prezzo. E l’aspettativa di vita cala



Sanità: tagli, mazzette e cure a caro prezzo. E l’aspettativa di vita cala

di Vittorio Agnoletto
Il 26 aprile sono stati resi pubblici i dati di una ricerca che confermano per la prima volta in Italia una diminuzione dell’attesa di vita. 
Purtroppo, ma era prevedibile, è arrivata la prova del nove: la speranza di vita in Italia nell’ultimo anno è calata e tutto sembra indicare che questa tendenza sia destinata a proseguire nel tempo.

Dopo i dati dell’Istat che certificava nel 2015 ben 54.000 decessi in più del 2014, dopo i dati Ocse che mostravano un grave e veloce calo della qualità della vita degli ultra 65enni dovuto al peggioramento delle condizioni di salute, dopo l’allarme di Altroconsumo che documentava come nell’ultimo anno circa il 40% delle famiglie italiane ha rinunciato ad almeno una delle cure necessarie per tutelare la salute dei propri componenti, è arrivata oggi la pubblicazione dei risultati di una ricerca “Osservasalute” condotto dall’osservatorio sulla Salute delle regioni.

Si muore prima, ci si cura peggio



Si muore prima, ci si cura peggio

di Luca Fazio

Si muore di più. Ci si cura di meno. I motivi? Scarsa prevenzione, calo delle vaccinazioni, pochi screening oncologici e soprattutto diminuzione della spesa sanitaria. “Abbiamo avuto la più grande epidemia di mortalità della storia dall’Unità d’Italia: i 54 mila decessi in più nel 2015 rispetto all’anno precedente sono dovuti sicuramente alla popolazione vecchia, ma anche all’influenza e alle sue complicanze, e ai servizi che non riescono più a dare risposte ai cittadini. Ci sono parti del paese in cui i cittadini fanno fatica ad accedervi”.

La diagnosi del presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi, orienta la lettura del fittissimo rapporto Osservasalute 2015 presentato ieri all’Università Cattolica di Roma. Davanti a quest’ammassarsi di tombe e di nuovi malati, bisognerebbe almeno avere la lucidità di comprendere che le minori risorse destinate al Sistema sanitario nazionale, e la conseguente incapacità di soddisfare i bisogni dei cittadini, non c’entrano nulla con l’ineluttabilità della morte ma fanno parte di una precisa strategia politica che risponde a una logica di profitto, e apre enormi spazi al settore sanitario privato.

Lavoro, cosa c'è da festeggiare?



Lavoro, cosa c'è da festeggiare? Storie di ordinaria follia e di sfruttamento selvaggio per l'ennesimo orrendo Primo Maggio

 Almeno il Primo Maggio bisognerebbe mettere la sordina ai luoghi comuni, ed uscire dall'ipocrisia di un Paese che continua a dirsi "tra i più industrializzati" mentre sta diventando un ponte verso la disperazione più nera. L'Italia dei voucher e delle fughe all'estero (i dati ufficiali, c'è da scommettere, non dicono il vero), l'Italia dei morti sul lavoro che aumentano nonostante la crisi. E infine l'Italia degli esodati e di generazioni future che dovranno lavorare fin quasi ad ottanta anni. Che cosa festeggiamo? Abbiamo riportato qui, grazie alla collaborazione dei Cobas di Pisa, alcune storie emblematiche. Auguri a tutti. 


I voucher utilizzati per coprire infortuni di chi lavora in nero



I voucher utilizzati per coprire infortuni di chi lavora in nero

Allarme Inail: incidenti triplicati per le persone retribuite con i ticket. Il pagamento risulta sempre lo stesso giorno in cui ci si infortuna


Voucher per coprire l’infortunio e nascondere il lavoro in nero. All’Inail, l’istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, è scattato l’allarme: nel 2012 gli incidenti di lavoratori retribuiti con i ticket erano stati 436, nel 2014 si sono triplicati, arrivando a circa 1.400, per il 2015 non ci sono ancora i numeri definitivi ma tutto fa pensare che siano in crescita marcata.
 
Anche le morti bianche dei voucheristi si sono raddoppiate: due nel 2013, sei nel 2014, quindici, ma le procedure di accertamento sono ancora in corso, nel 2015. E c’è di più: quasi sempre il pagamento del voucher (10 euro lordi di cui 7,5 destinati al lavoratore) coincide con il giorno dell’infortunio mentre in precedenza non risulta alcun rapporto tra il datore di lavoro e il lavoratore.

lunedì 25 aprile 2016

25 APRILE: OGGI PIU’ CHE MAI PER LA LIBERAZIONE



25 APRILE: OGGI PIU’ CHE MAI PER LA LIBERAZIONE

Riaffermare il diritto alla resistenza contro l’ingiustizia sociale e l’oppressione, contro la guerra e la NATO

Il 25 Aprile USB scenderà in piazza nelle manifestazioni che si terranno in tutto il Paese perché oggi più che mai c’è bisogno di una nuova stagione di resistenza e di liberazione.

Oggi ci ritroviamo di fronte ad un governo che sta distruggendo diritti sociali e svendendo risorse collettive seguendo le direttive dell’Unione Europea.

E’ in corso da anni un attacco senza precedenti contro i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e gli studenti, i settori popolari promuovendo politiche di smantellamento dei diritti e delle lotte: jobs act, decreto lupi, la “Buona Scuola”, la controriforma Costituzionale, un attacco feroce e deciso al diritto all’abitare, al lavoro, allo studio, alla democrazia. Un attacco, violento e classista, che tra le altre cose prende di mira l’idea stessa di sindacato e con essa il diritto di sciopero e di rappresentanza sindacale plurale.

Il governo Renzi sta ridisegnando in senso ancora più autoritario l’intero sistema paese, attraverso l’ulteriore svuotamento della democrazia parlamentare e con l’uso sistematico della repressione delle lotte nel lavoro e nei territori. Una vera e propria guerra interna che si accompagna alle politiche di guerra militare verso altri popoli e paesi. La nostra solidarietà va ai popoli che resistono al massacro delle guerre e della repressione militare che vede l’Italia e l’Unione Europea in prima fila.

Il 25 aprile saremo nelle piazze per riaffermare il diritto alla resistenza contro l’ingiustizia sociale e l’oppressione, contro la guerra e la NATO.

La bomba sociale delle pensioni



La bomba sociale delle pensioni
Il sistema pensionistico da anni non ha problemi di sostenibilità finanziaria. Eppure le riforme continuano a volerlo usare come un bancomat a favore del bilancio pubblico
Sono stati sufficienti, nello stesso giorno, un cenno molto vago del ministro del Tesoro sulla possibilità di rendere flessibile l’età di pensionamento e il richiamo del presidente dell’Inps che per ricevere la pensione si possano superare nettamente i 70 anni, per richiamare l’attenzione sul sistema previdenziale.
Il fatto è che la combinazione tra l’assetto attuale del sistema pensionistico e le difficoltà del sistema economico di creare posti di lavoro stabili e sufficientemente retribuiti sta creando una bomba sociale ad orologeria, la cui gravità viene percepita in misura crescente con l’avvicinarsi del periodo in cui esploderà se nulla verrà fatto per impedirlo.

Le pensioni rimangono un tema centrale.



Le pensioni rimangono un tema centrale. E il Governo spera di cavarsela senza i sindacati e favorendo la previdenza complementare. A quando le mobilitazioni?
 Sulle pensioni, la Cgil, insieme a Cisl e Uil continua a criticare il Governo che a sua volta gira la testa dall’altra parte lanciando di tanto in tanto false rassicurazioni in pasto all’opinione pubblica. Il punto più alto di questa linea politica è stato sicuramente l’uscita di Padoan che dall’alto della sua autorevolezza ha buttato lì una mezza apertura sulla flessibilità che in realtà mette una pezza alle emergenze del sistema previdenziale, che fa acqua da tutte le parti e non affronta i nodi di fondo.
In più, come sottolinea in una nota Federico Giusti, dei Cobas di Pisa, “la ricetta del Governo per superare lo scoglio delle pensioni e non rimettere mano alle famigerate leggi previdenziali è quella di sostenere la previdenza integrativa”. L’adesione ai fondi privati, è noto, si mantiene al di sotto della media degli altri paesi. E quindi le lobby assicurative e finanziarie spingono molto in questa direzione. E’ il senso, questo, dell’invio delle lettere arancioni da parte dell’Inps e dell’allarme lanciato sulla soglia previdenziale dei settantacinque anni a carico delle generazioni nate dopo il 1980.

domenica 24 aprile 2016

25 aprile, nelle piazze i banchetti per il No allo stravolgimento della Costituzione della Repubblica. Intervista (audio) ad Arturo Salern



25 aprile, nelle piazze i banchetti per il No allo stravolgimento della Costituzione della Repubblica. Intervista (audio) ad Arturo Salerni

Riforma costituzionale, il 25 aprile - 71esimo anniversario della Liberazione - inizia la raccolta delle firme per chiedere il referendum: "Siamo nella fase decisiva per fermare questo stravolgimento delle regole istituzionali che cambia profondamente la natura della democrazia italiana e la Costituzione nata dalla Resistenza e dalla vittoria sul fascismo", si legge in un nota del Comitato per il No nel referendum costituzionale, che nei giorni scorsi ha depositato il quesito referendario.

Sui banchetti per la raccolta delle firme i moduli saranno quindi tre: uno per arrivare al referendum costituzionale, due per l'abrogazione di norme fondamentali della legge elettorale (premio di maggioranza e candidati bloccati).

Il Comitato per il No nel referendum costituzionale ha deciso di raccogliere le firme per arrivare al referendum costituzionale perché vuole far vivere nella futura campagna referendaria non solo la presenza di chi in Parlamento si è espresso contro questa deformazione della Costituzione, ma soprattutto punta a far sentire con forza la volontà dei cittadini.

Il referendum costituzionale è uno strumento importante, che si può usare quando il Parlamento non arriva all'approvazione delle modifiche con i 2/3 dei votanti. Senza dimenticare che in questo caso la risicata maggioranza parlamentare, che ha approvato la più vasta revisione della Costituzione che ci sia mai stata, è divenuta tale, pur avendo riportato una minoranza di voti, in virtù dei meccanismi del “porcellum” che distorcono la volontà popolare e che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimi. A questo punto è doveroso dare la parola alle elettrici e agli elettori.

In questa intervista audio le ragioni del No alla "deforma" Renzi-Boschi espresse dall'avvocato Arturo Salerni

Lettera aperta a Giuliano Pisapia



Lettera aperta a Giuliano Pisapia

di Emilio Molinari, Franco Calamida, Silvano Piccardi, Vittorio Agnoletto
Caro Giuliano, i tuoi ripetuti attacchi a Basilio Rizzo e a tutti quelli che sorreggono la sua candidatura, ci chiamano in causa e ci sconcertano.

Dire che Basilio è fermo a 30 anni fa e a un “estremismo di sinistra duro e puro”, vuol dire non conoscere non solo Basilio, ma la storia della politica milanese e 30 anni di consiglio comunale. Significa non cogliere e sorvolare sulla questione della legalità, fondamentale e più che mai attuale a Milano e in Italia.

Ma se Basilio si difende da solo con la sua storia di trasparenza e coerenza, noi invece vogliamo chiederti: “ ma il merito dei problemi di Milano su cui confrontarsi dov’è? ”
Ti sembra un argomento di merito affermare che i sostenitori di Basilio favoriscono la vittoria della destra….che non vedono che Parisi è peggio di Sala…che Renzi non è eguale a Berlusconi ecc…?

giovedì 21 aprile 2016

Appello per la candidatura di ROLANDO MASTRODONATO a presidente del Municipio 8



ALLARGARE IL CAMPO DI RIFERIMENTO

Appello per la candidatura di ROLANDO MASTRODONATO a presidente del Municipio 8 
con la lista “Milano in comune” BASILIO RIZZO SINDACO



La sfida che attende Milano In Comune si presenta piena di passione ma irta di difficoltà. Non abbiamo partecipato alle primarie, scegliendo di non legittimare Giuseppe Sala, rappresentante degli interessi finanziari/immobiliari e del progetto renziano di Partito della nazione; ci troviamo a operare in un ambito politico molto ristretto, pieno di ricatti sul voto utile, col rischio di veder scomparire gli ideali alternativi della sinistra. Un rischio che non possiamo correre.
Proprio la consapevolezza di queste difficoltà ha portato alla costituzione di un tavolo comune che ricercasse il massimo dell’unità. L’obiettivo è stato parzialmente raggiunto e di questo occorre tenere conto.
La storia personale e politica di Rolando Mastrodonato, conosciuto per il suo impegno contro le speculazioni sul territorio e da sempre vicino alle cittadine e ai cittadini ne fanno il nostro candidato civico per la presidenza del Municipio 8.
I quindici anni alla presidenza dell’associazione Vivi e progetta un’altra Milano,  le lotte contro i progetti City Life e Stadio Portello,  la presenza in consiglio di zona, l’essere stato fondatore del comitato contro la Gronda Nord con Paolo Agrati e di quello Milanese per l’Acqua con Giovanna Procacci, sono alcune delle esperienze che portano molti e molte a sostenere la candidatura di Rolando Mastrodonato come quella meglio rispondente all’esigenza di ampliamento della partecipazione in un momento di crisi della politica come quello attuale.

Sergio Brenna - Architetto, ordinario Politecnico - Vivi e Progetta un'altra Milano
Anita Sonego - Consigliera uscente - 
Giorgio Ragazzi - Docente Università Bergamo - Vivi e progetta un'altra Milano
Carmela Restelli - Vicepresidente ANPI Codè Montagnani Marelli
Angelo Solazzo detto Tutù - Taxista, vice presidente ANPI QuartoOggiaro
Amalia Navoni  - Ambientalista - Comitato acqua pubblica Milano
Giacomo Galizia detto Ciorro - Trasportatore 
Maria Grazia Manzoni - Gap Prealpi - ANPI
Alberto Gardina - Vigile urbano - Comitato No Canal
Linda Rosa - Pensionata - Altra Europa per Tsipras
Maurizio Sironi - Comitato genitori via Gallarate - Associazione NONUNODIMENO
Saverio Lanza - Comitato Bonola
Gianni Occhi - Comitato Acqua Pubblica Milano
Liliana Sacchi - BIR (bambini in Romania) -  Vivi e progetta un'altra Milano
Marco Conti - Coordinatore PRC Circolo Colombani ZONA 8
Veronica Ferrari - Coordinatrice PRC Circolo Colombani ZONA 8
Angelo Colombo - Coordinatore PRC Circolo Colombani ZONA 8
Flavia Cavaler - Comitato residenti in fiera
Nello Vescovi - Altra Europa per Tsipras -  ANPI
Laura Re Garbagnati - GAP Prealpi
Alberto Del Nunzio - Comitato residenti in fiera
Salvatore Dragotto - Direttivo comitato Certosa-Oriani contro Arena Certosa City Sound
Roberto D'ambrosio - Banda degli ottoni - Comitato proteggiamo il Monte Stella